sabato 19 aprile 2008



Santa Lucia

arte e devozione ad una martire aretusea
"Io Metodio, tuo concittadino
canto in onore di te, Lucia"


Dall'umile esempio di S.Metodio, che da fedele aretuseo divenne patriarca di Costantinopoli (843-847), così l'intera cittadinanza siracusana rinnova la luce della fede in Lucia accogliendo, dalla Catacombe di S.Giovanni al Museo archeologico "P.Orsi", l'iscrizione marmorea di : "Euskia l'incensurabile, che visse onestamente e nobilmente anni più o meno 25, mori nella festa della signora mia Lucia, per la quale non è necessario pronunciare encomio. Cristiana fedele (e) perfetta, gradita al proprio marito per le (sue) molte grazie, affabile" (trad. M. Sgarlata). Unire il senso dell'arte a quello della fede è sempre un percorso arduo e oltremodo labirintico. In particolare, quando il soggetto sacro è una giovane siracusana che intorno al 304 subì in Sicilia le persecuzioni di Diocleziano.Nell'iconografia estetica e teologica gli attributi della vergine Lucia, secondo la tradizione e la devozione popolare, sono gli occhi posti su un piatto o la palma con la spada o il pugnale simbolo del martirio. Lucia, un nome di origine latina connesso con la luce e che ha reinterpretato nella tradizione cultuale un martirio che riguardasse gli occhi; mentre dal medioevo Jacopo da Varagine narra dell'intervento dello Spirito Santo sulla martire, che davanti al prefetto romano la rese così pesante che nessuno fu in grado di spostarla. Nel Rinascimento molti artisti documentarono iconograficamente l'evento, in particolare Lorenzo Lotto che nella Santa Lucia davanti al giudice (1532) della Pinacoteca Comunale di Jesi (AN) mostra all'interno di un portico rinascimentale la santa, dalle vesti accese e panneggiate, che indica con il dito, al console Pascasio, la colomba simbolo dello Spirito Santo, mentre i servi del console romano tentano invano di spostarla. Allo stesso modo, Deodato Guinaccia, nella pala lignea raffigurante il Martirio di S.Lucia (1579), della chiesa di S.Lucia alla Badia di Siracusa, presenta la vergine siracusana trainata dai buoi, mentre i soldati tentano di dirigerla verso il prostibolo.Ma, dal Seppellimento di S.Lucia (1608) del Caravaggio a Siracusa all'Ultima comunione di Santa Lucia (1748-1750) del Tiepolo a Venezia, si evince una chiara e fedele documentazione della passio e martirio della vergine e martire siracusana, anche se il tema della luce e della vista sono i tratti di maggiore diffusione cultuale della fede a Lucia.Lo scultore italiano Adolfo Wildt (Milano 1868-1931) nel suo ritratto di Santa Lucia (1927), trasfigura e sublima la materia in una visione mistico-simbolica, un'aureola o il nimbo dorato racchiude la torsione del volto della Vergine che nell'ultimo anelito di vita si rivolge a Dio. Un plasticismo simbolico dove l'artista dal suo realismo fisiognomico del dolore sublima la cecità della Santa per una riconversione dello spirito e della fede.Una fede salda e incorruttibile, così come la sua città la venera da sempre con aulici festeggiamenti e con senso di umile devozione, una giovane martire simbolo di grande devozione popolare che si rinnova nell'intera penisola italiana e oltre, in quei centri urbani dove la fede è ancora segno di unità e pace.
Michele Romano
Accademia di Belle Arti "Val di Noto"

E-mail: santalucianelmondo@libero.it

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